Matar Hisham - 2006 - Nessuno al mondo by Matar Hisham

Matar Hisham - 2006 - Nessuno al mondo by Matar Hisham

autore:Matar Hisham
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788806193232
editore: Einaudi
pubblicato: 2008-01-14T23:00:00+00:00


Capitolo Dodicesimo

La trovai seduta al tavolo che fumava. Mi sedetti di fronte a lei. Avrei voluto che dicesse qualcosa, almeno che ripetesse: «Ti ho visto, non dire bugie», ma mi ignorò. Guardai il giardino attraverso la porta a vetri, il terreno spennellato di ombre. Potremmo andare sul tetto a vedere com'è cambiato il mare oggi, pensai. O forse avrei potuto sistemare il suo tavolo da disegno in giardino, dove le piaceva disegnare un'arancia, una prugna, una foglia contorta. Non avevo mai avuto la pazienza di posare per lei, ma adesso ci avrei provato volentieri.

- Aveva una pistola, sai? Me l'ha fatta toccare -. Alzò gli occhi su di me. - Chissà cos'ha fatto Ustadh Rashid. Credi che sia un traditore, credi che Um Massud abbia ragione? Lo so che è una gran pettegola, ma ci ho pensato e credo che sia vero: non c'è fumo senza arrosto. Non ti sembra? - Non diceva nulla. Mi guardò, poi tirò una lunga boccata dalla sua sigaretta. Le tremavano appena le dita. Le uscì il fumo dalle narici. - Mi ha detto di essere un amico di babà. Mi ha perfino chiamato Sluma e mi ha dato questa -. Misi sul tavolo la mentina inglese di babà. La sua espressione cominciò a cambiare. C'è un momento, prima di piangere, in cui la faccia sembra ripiegarsi, nascondersi dal mondo. - Mi ha detto che babà sarà presto a casa e di non essere triste.

Sharif non aveva detto che babà sarebbe tornato presto, e neppure «non essere triste», erano parole mie che gli avevo messo in bocca, come Mussa che aggiungeva pezzi suoi agli articoli che leggeva ad alta voce.

Mormorò qualcosa e ripetè, scoppiando di nuovo a piangere: - Stupido Faraj.

Pensai di dire: «Babà non è stupido», oppure: «Non dire che babà è stupido», ma lei uscì dalla cucina. Sentii che sbatteva la porta della sua camera e la chiudeva a chiave. Poi squillò il telefono in salotto. Riaprì la porta e corse a rispondere.

- Pronto? Pronto? Chi parla? - disse in fretta, poi il suo sguardo rimase fisso su un punto nel muro e immaginai che qualcuno all'altro capo stesse parlando. - Sì, Bu Nasser, sono Um Suleiman -, Si guardò intorno. - Bu Suleiman non c'è -. Mi guardò, increspò le labbra e scosse lentamente il capo. - Con tutto il rispetto... - disse, e fu interrotta. - Con tutto... con tutto il dovuto rispetto, Bu Nasser, io non ho niente a che fare con questo -. Poi dopo un momento aggiunse: - Nasser è abbastanza grande da decidere da solo. Dovrebbe discuterne con lui -. Mi guardò di nuovo, sollevando le sopracciglia, scrollando il capo. - Gliel'ho appena detto, Bu Suleiman non c'è. Non ho idea di dove possa essere. Senta, sono sicura che Nasser non avrà problemi -. Poi citò il Corano: - «Niente ci succederà se non quello che Allah ha in serbo per noi» -. E ascoltò il padre di Nasser. - Be', Bu Nasser, se la pensa in questo modo, è a suo figlio che lo deve dire.



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